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La trombosi venosa profonda: che disturbi porta

La trombosi venosa profonda è una condizione medica seria che si verifica quando si forma un coagulo di sangue all’interno delle vene profonde, generalmente localizzate negli arti inferiori. Questa patologia vascolare può causare sintomi significativi e, se non trattata tempestivamente, può portare a complicazioni potenzialmente pericolose per la vita.

Cos’è la trombosi venosa profonda

La trombosi venosa profonda, comunemente abbreviata in TVP, consiste nella formazione di un trombo, ovvero un coagulo di sangue, all’interno del sistema venoso profondo. Questo sistema è costituito da vene di grosso calibro che scorrono in profondità nei muscoli degli arti, principalmente nelle gambe, e che hanno il compito di riportare il sangue deossigenato verso il cuore.

Il processo di formazione del trombo inizia quando si verifica un’alterazione dell’equilibrio tra i fattori che promuovono la coagulazione e quelli che la inibiscono. In condizioni normali, il sangue mantiene uno stato fluido grazie a un delicato bilanciamento tra meccanismi pro-coagulanti e anticoagulanti naturali. Quando questo equilibrio si rompe, può verificarsi una coagulazione anomala che porta alla formazione di trombi.

Le vene più comunemente interessate dalla trombosi venosa profonda sono quelle delle gambe, in particolare la vena femorale, la vena poplitea e le vene della gamba. Tuttavia, la TVP può svilupparsi anche in altre sedi come le vene delle braccia, soprattutto in pazienti ospedalizzati con cateteri venosi centrali.

Cause e fattori di rischio della trombosi venosa profonda

La formazione di trombi venosi è il risultato di una combinazione di fattori che possono essere raggruppati nella classica triade di Virchow: stasi venosa, lesione dell’endotelio vascolare e ipercoagulabilità del sangue.

La stasi venosa si verifica quando il flusso sanguigno nelle vene rallenta significativamente o si ferma completamente. Questa condizione può essere causata da immobilizzazione prolungata, come durante lunghi viaggi in aereo o automobile, periodi di allettamento per malattie o interventi chirurgici, o insufficienza venosa cronica.

Le lesioni dell’endotelio, il rivestimento interno dei vasi sanguigni, possono essere causate da traumi, interventi chirurgici, infezioni o dall’inserimento di dispositivi medici come cateteri venosi. Quando l’endotelio viene danneggiato, espone sostanze che promuovono la coagulazione, favorendo la formazione di trombi.

L’ipercoagulabilità può essere congenita o acquisita. Le forme congenite includono dificienze di anticoagulanti naturali come l’antitrombina III, la proteina C e la proteina S, o mutazioni genetiche come il fattore V di Leiden. Le forme acquisite possono essere dovute a gravidanza, uso di contraccettivi orali, terapie ormonali sostitutive, neoplasie, malattie autoimmuni o sindrome antifosfolipidica.

Altri fattori di rischio significativi includono l’età avanzata, l’obesità, il fumo di sigaretta, la storia familiare di eventi trombotici, precedenti episodi di TVP o embolia polmonare, e alcune condizioni mediche come insufficienza cardiaca, malattie infiammatorie intestinali e sindrome nefrosica.

Quali sono i sintomi della trombosi venosa profonda

I sintomi della trombosi venosa profonda possono variare considerevolmente da paziente a paziente e dipendono dalla sede, dall’estensione del trombo e dal grado di ostruzione venosa. È importante sottolineare che circa il 50% dei pazienti con TVP può essere completamente asintomatico, rendendo la diagnosi particolarmente impegnativa.

Il dolore rappresenta uno dei sintomi più comuni e tipicamente si manifesta come una sensazione di pesantezza, tensione o dolore sordo nella gamba interessata. Questo dolore tende a peggiorare con il movimento, la deambulazione o la pressione sulla zona colpita, e può essere accompagnato da una sensazione di calore locale.

Il gonfiore dell’arto interessato è un altro segno caratteristico che si sviluppa a causa dell’ostruzione del ritorno venoso. L’edema tipicamente inizia nella zona del piede e della caviglia e può estendersi progressivamente verso l’alto, interessando il polpaccio e, nei casi più gravi, l’intera gamba.

Le alterazioni del colore della pelle rappresentano un segno clinico importante. La gamba può assumere una colorazione rossastra, bluastra o pallida, a seconda del grado di compromissione circolatoria. In alcuni casi, la pelle può apparire lucida e tesa a causa dell’edema sottostante.

L’aumento della temperatura locale è spesso rilevabile al tatto e può essere accompagnato da una sensazione di calore riferita dal paziente. Questo sintomo è dovuto al processo infiammatorio associato alla formazione del trombo.

La comparsa di vene superficiali dilatate e prominenti può indicare che il sistema venoso superficiale sta cercando di compensare l’ostruzione delle vene profonde, fungendo da circolo collaterale.

In alcuni casi, può essere presente il segno di Homans, che consiste nella comparsa di dolore al polpaccio quando si flette dorsalmente il piede. Tuttavia, questo segno non è specifico né sempre presente nella TVP.

Complicanze della trombosi venosa profonda

La complicanza più temibile e potenzialmente fatale della trombosi venosa profonda è l’embolia polmonare. Questa si verifica quando una parte del trombo si stacca dalla vena e viaggia attraverso il sistema circolatorio fino a raggiungere i polmoni, dove può ostruire le arterie polmonari.

L’embolia polmonare può manifestarsi con sintomi che vanno dalla dispnea lieve al collasso cardiovascolare completo, a seconda delle dimensioni dell’embolo e dell’estensione dell’ostruzione vascolare polmonare. I sintomi tipici includono difficoltà respiratoria improvvisa, dolore toracico, tosse, emottisi e, nei casi gravi, shock cardiogeno.

La sindrome post-trombotica rappresenta una complicanza cronica che può svilupparsi mesi o anni dopo un episodio di TVP. Questa condizione è caratterizzata da sintomi persistenti come dolore, gonfiore, pesantezza e affaticamento della gamba interessata, dovuti al danneggiamento permanente delle valvole venose e alla compromissione del ritorno venoso.

Nei casi più gravi di sindrome post-trombotica possono svilupparsi ulcere venose croniche, tipicamente localizzate nella regione della caviglia. Queste ulcere sono difficili da guarire e possono richiedere trattamenti prolungati e complessi.

La flegmasia cerulea dolens è una complicanza rara ma grave che si verifica quando la trombosi è così estesa da compromettere gravemente tutto il drenaggio venoso dell’arto. Questa condizione si manifesta con dolore intenso, gonfiore massivo e colorazione bluastra della gamba, e può portare a gangrena se non trattata urgentemente.

Diagnosi della trombosi venosa profonda

La diagnosi di trombosi venosa profonda richiede un approccio sistematico che combina valutazione clinica, test di laboratorio e imaging diagnostico. La varietà e l’aspecificità dei sintomi rendono essenziale l’utilizzo di strumenti diagnostici oggettivi per confermare o escludere la presenza di trombi venosi.

L’ecocolordoppler venoso rappresenta l’esame di prima scelta per la diagnosi di TVP degli arti inferiori. Questa metodica non invasiva permette di visualizzare direttamente i vasi venosi, valutare la presenza di trombi e studiare le caratteristiche del flusso sanguigno. L’esame ha un’elevata sensibilità e specificità, soprattutto per le trombosi prossimali che interessano le vene femorali e poplitee.

Il dosaggio del D-dimero, un prodotto della degradazione della fibrina, può essere utile come test di screening. Valori normali di D-dimero hanno un elevato valore predittivo negativo e possono escludere la TVP in pazienti a basso rischio clinico. Tuttavia, l’aumento del D-dimero non è specifico per la trombosi e può essere elevato in numerose altre condizioni.

La valutazione della probabilità clinica pre-test mediante scale validate, come il punteggio di Wells, aiuta a stratificare i pazienti in base al rischio di TVP e a orientare l’iter diagnostico appropriato.

In casi selezionati, può essere necessario ricorrere a esami di imaging più avanzati come la tomografia computerizzata con mezzo di contrasto o la risonanza magnetica, soprattutto per valutare trombosi in sedi atipiche o quando l’ecocolordoppler non fornisce informazioni sufficienti.

Trattamento della trombosi venosa profonda

Il trattamento della trombosi venosa profonda ha diversi obiettivi principali: prevenire l’estensione del trombo, ridurre il rischio di embolia polmonare, alleviare i sintomi acuti e prevenire le complicanze croniche come la sindrome post-trombotica.

La terapia anticoagulante rappresenta il cardine del trattamento della TVP. I farmaci anticoagulanti impediscono la formazione di nuovi coaguli e permettono ai meccanismi naturali dell’organismo di dissolvere gradualmente il trombo esistente.

Il trattamento tradizionale prevede l’utilizzo iniziale di eparina, seguita da anticoagulanti orali come il warfarin. L’eparina può essere somministrata per via endovenosa (eparina non frazionata) o sottocutanea (eparina a basso peso molecolare), mentre il warfarin richiede un monitoraggio regolare dell’INR per mantenere un’anticoagulazione adeguata.

I nuovi anticoagulanti orali diretti, come rivaroxaban, apixaban, dabigatran ed edoxaban, rappresentano un’alternativa moderna che offre il vantaggio di non richiedere monitoraggio laboratoristico regolare e di avere un profilo di efficacia e sicurezza favorevole.

La durata del trattamento anticoagulante varia a seconda dei fattori di rischio del paziente e delle circostanze che hanno portato alla TVP. Per episodi secondari a fattori scatenanti transitori, il trattamento dura tipicamente 3-6 mesi, mentre per episodi idiopatici o ricorrenti può essere necessaria una terapia più prolungata o indefinita.

La compressione elastica degli arti inferiori mediante calze elastiche graduate può contribuire a ridurre il gonfiore e migliorare i sintomi, oltre a diminuire il rischio di sindrome post-trombotica.

In casi selezionati di TVP estesa con alto rischio embolico, può essere considerata la trombolisi farmacologica o meccanica per dissolvere rapidamente il trombo. Questi trattamenti sono riservati a pazienti giovani con TVP estesa iliofemorale e basso rischio emorragico.

Prevenzione della trombosi venosa profonda

La prevenzione della trombosi venosa profonda è fondamentale, soprattutto in pazienti ad alto rischio come quelli sottoposti a interventi chirurgici maggiori, ospedalizzati per malattie acute o con fattori di rischio multipli.

La mobilizzazione precoce rappresenta una delle misure preventive più efficaci. Mantenere gli arti in movimento favorisce il ritorno venoso e riduce la stasi sanguigna. Anche semplici esercizi di flessione ed estensione del piede e della caviglia possono essere utili durante periodi di immobilità prolungata.

La profilassi farmacologica con anticoagulanti a dosi preventive è raccomandata in molte situazioni ad alto rischio, come interventi chirurgici ortopedici maggiori, chirurgia addominale, pazienti medici allettati per malattie acute, o durante lunghi viaggi in persone ad alto rischio.

I dispositivi di compressione pneumatica intermittente possono essere utilizzati in pazienti che non possono ricevere anticoagulanti a causa dell’alto rischio emorragico. Questi dispositivi applicano una compressione ciclica agli arti inferiori, simulando l’azione della pompa muscolare del polpaccio.

Durante i viaggi lunghi, è consigliabile alzarsi e camminare regolarmente, mantenere un’adeguata idratazione, evitare alcol e indossare abbigliamento comodo che non ostacoli la circolazione. Per le persone ad alto rischio, può essere utile l’uso di calze elastiche da viaggio.