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L’epatite C, cos’è e quali test fare

L’epatite C rappresenta una delle forme più insidiose di infiammazione epatica, capace di compromettere seriamente la salute del fegato anche senza manifestare sintomi evidenti per anni. Conoscere questa patologia e comprendere l’importanza della diagnosi precoce può fare la differenza tra un trattamento efficace e complicazioni potenzialmente fatali.

Che cos’è l’epatite C

L’epatite C è una malattia infiammatoria del fegato causata dal virus HCV (Hepatitis C Virus). Si tratta di un’infezione che può presentarsi in forma acuta (di breve durata) ma che, nella maggioranza dei casi (75-85%), evolve in una forma cronica, persistendo nell’organismo per anni o decenni.

Ciò che rende l’epatite C particolarmente pericolosa è la sua capacità di danneggiare progressivamente il fegato in modo silenzioso, spesso senza manifestare sintomi evidenti fino a quando il danno epatico non diventa significativo.

Come si trasmette l’epatite C

Il virus dell’epatite C si trasmette principalmente attraverso il contatto con sangue infetto. Le principali modalità di contagio includono:

  • Condivisione di siringhe o aghi: rappresenta una delle cause più comuni di infezione, specialmente tra le persone che fanno uso di droghe per via endovenosa
  • Trasfusioni di sangue o trapianti d’organo effettuati prima del 1992, quando i test per lo screening dell’HCV non erano ancora affidabili
  • Procedure mediche o dentistiche con strumenti non adeguatamente sterilizzati
  • Tatuaggi o piercing realizzati con strumenti non sterili
  • Trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza, anche se questo avviene più raramente
  • Contatti sessuali, sebbene la trasmissione per via sessuale sia meno frequente rispetto ad altre modalità

È importante sottolineare che l’epatite C non si trasmette attraverso contatti casuali come abbracci, baci, starnuti, colpi di tosse, condivisione di stoviglie o bicchieri, o allattamento al seno.

I sintomi dell’epatite C

Una delle caratteristiche più insidiose dell’epatite C è che spesso non causa sintomi evidenti, soprattutto nelle fasi iniziali dell’infezione. Questo è il motivo per cui viene talvolta definita “l’assassina silenziosa”.

Fase acuta

Nella fase acuta, che si verifica nelle prime settimane dopo l’infezione, la maggior parte delle persone non manifesta alcun sintomo. Solo una piccola percentuale può sviluppare:

  • Febbre leggera
  • Stanchezza
  • Perdita di appetito
  • Nausea e vomito
  • Dolori addominali
  • Urine scure
  • Feci chiare
  • Dolori articolari
  • Ittero (colorazione giallastra della pelle e degli occhi)

Fase cronica

Nella fase cronica, che si sviluppa nel 75-85% dei casi, i sintomi possono rimanere assenti per decenni mentre il virus continua a danneggiare il fegato. Quando i sintomi alla fine appaiono, sono spesso il risultato di un danno epatico avanzato e possono includere:

  • Affaticamento cronico
  • Depressione
  • Disturbi cognitivi
  • Dolore addominale persistente
  • Manifestazioni cutanee
  • Sintomi più gravi associati a cirrosi o insufficienza epatica

I rischi dell’epatite C non trattata

Se non diagnosticata e trattata, l’epatite C cronica può portare a complicazioni gravi, tra cui:

  • Fibrosi epatica: formazione di tessuto cicatriziale nel fegato
  • Cirrosi: cicatrizzazione estesa che impedisce al fegato di funzionare correttamente
  • Carcinoma epatocellulare: tumore maligno del fegato
  • Insufficienza epatica: condizione in cui il fegato non è più in grado di svolgere le sue funzioni
  • Manifestazioni extraepatiche: l’HCV può danneggiare anche altri organi oltre al fegato

Si stima che circa un tumore del fegato su quattro sia causato dall’epatite C cronicizzata, evidenziando l’importanza di una diagnosi precoce.

Test e diagnosi dell’epatite C

La diagnosi dell’epatite C si basa principalmente su esami del sangue. I test fondamentali includono:

1. Test anticorpale (anti-HCV)

Si tratta del primo esame utilizzato per lo screening dell’epatite C. Rileva la presenza di anticorpi contro il virus HCV, indicando che la persona è stata esposta al virus. Un risultato positivo non distingue tra un’infezione attiva e una pregressa.

2. Test HCV-RNA

Questo test rileva il materiale genetico (RNA) del virus nel sangue e permette di:

  • Confermare un’infezione attiva
  • Misurare la carica virale (quantità di virus nel sangue)
  • Monitorare l’efficacia del trattamento

3. Genotipizzazione

Identifica il genotipo specifico del virus HCV (esistono diversi genotipi, numerati da 1 a 6). Questa informazione è importante per determinare il piano di trattamento più adeguato.

4. Test di funzionalità epatica

Questi esami misurano i livelli di enzimi e proteine prodotti dal fegato per valutare il grado di infiammazione e danno epatico. Includono test per:

  • ALT e AST (enzimi epatici)
  • Bilirubina
  • Albumina
  • Tempo di protrombina/INR

5. Esami di imaging e biopsia

In alcuni casi, possono essere necessari:

  • Ecografia, TAC o risonanza magnetica del fegato
  • Elastografia (FibroScan) per valutare la rigidità del fegato
  • Biopsia epatica per determinare il grado di danno al fegato

Chi dovrebbe fare il test per l’epatite C

Lo screening per l’epatite C è raccomandato per:

  • Persone nate tra il 1969 e il 1989
  • Chiunque abbia fatto uso di droghe per via endovenosa, anche una sola volta
  • Persone che hanno ricevuto trasfusioni di sangue o trapianti d’organo prima del 1992
  • Operatori sanitari esposti a sangue infetto
  • Persone con HIV
  • Pazienti sottoposti a emodialisi a lungo termine
  • Persone con valori alterati degli enzimi epatici
  • Bambini nati da madri con epatite C
  • Partner sessuali di persone con epatite C

In Italia, il Ministero della Salute ha promosso una campagna di screening gratuito per l’epatite C rivolta ai nati tra il 1969 e il 1989 che non siano mai stati trattati per questa patologia.

Trattamento dell’epatite C: si può guarire?

Una delle buone notizie riguardo all’epatite C è che oggi esistono trattamenti altamente efficaci. La terapia moderna si basa principalmente sui farmaci antivirali ad azione diretta (DAA), che hanno rivoluzionato l’approccio a questa malattia.

I DAA offrono numerosi vantaggi rispetto ai trattamenti precedenti:

  • Tassi di guarigione superiori al 95%
  • Durata del trattamento ridotta (8-12 settimane)
  • Minori effetti collaterali
  • Somministrazione orale (in pillole)

Una persona è considerata guarita quando il virus non è più rilevabile nel sangue tre mesi dopo il completamento del trattamento. Questa condizione è nota come “risposta virologica sostenuta” (SVR) e generalmente indica una guarigione definitiva.

Prevenzione dell’epatite C

Attualmente non esiste un vaccino per prevenire l’epatite C. La prevenzione si basa quindi sull’adozione di comportamenti che riducono il rischio di esposizione al virus:

  • Non condividere oggetti personali che potrebbero contenere tracce di sangue (rasoi, spazzolini, forbicine)
  • Utilizzare sempre aghi e siringhe sterili
  • Assicurarsi che strumenti per tatuaggi e piercing siano adeguatamente sterilizzati
  • Praticare sesso sicuro
  • Seguire le precauzioni standard se si è operatori sanitari

Vivere con l’epatite C

Se hai ricevuto una diagnosi di epatite C, è importante:

  • Sottoporsi regolarmente ai controlli medici
  • Evitare l’alcol, che può accelerare il danno epatico
  • Consultare il medico prima di assumere farmaci, inclusi quelli da banco
  • Mantenere uno stile di vita sano con una dieta equilibrata e attività fisica regolare
  • Vaccinarsi contro l’epatite A e B per evitare ulteriori danni al fegato
  • Informare i partner sessuali e i familiari