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L’ictus: cos’è, come riconoscerlo e cosa fare

L’ictus rappresenta una delle emergenze mediche più gravi e tempo-dipendenti, dove ogni minuto può fare la differenza tra la vita e la morte, o tra un recupero completo e disabilità permanenti. Questa patologia colpisce il cervello quando l’afflusso di sangue a una sua parte viene improvvisamente interrotto, causando danni potenzialmente irreversibili.

Che cos’è l’ictus

L’ictus è una condizione medica acuta che si verifica quando l’apporto di sangue al cervello viene improvvisamente compromesso. Senza un adeguato flusso sanguigno, le cellule cerebrali non ricevono l’ossigeno e i nutrienti necessari per sopravvivere, iniziando a deteriorarsi nel giro di pochi minuti.

Il cervello è un organo estremamente sensibile alla mancanza di ossigeno. Mentre altre parti del corpo possono tollerare una riduzione temporanea del flusso sanguigno, le cellule nervose cerebrali cominciano a morire dopo soli 3-4 minuti di ipossia. Questo spiega perché l’ictus rappresenta una vera e propria emergenza medica che richiede intervento immediato.

Esistono due tipologie principali di ictus che si differenziano per il meccanismo che causa l’interruzione del flusso sanguigno. Comprendere questa distinzione è fondamentale perché le due forme richiedono approcci terapeutici completamente diversi e hanno prognosi differenti.

Ictus ischemico

L’ictus ischemico rappresenta circa l’85% di tutti gli episodi di ictus e si verifica quando un’arteria cerebrale viene ostruita da un coagulo di sangue o da una placca aterosclerotica. L’ostruzione impedisce al sangue di raggiungere la zona di cervello normalmente irrorata da quel vaso, causando ischemia e successiva morte cellulare.

I coaguli che causano l’ictus ischemico possono formarsi direttamente nell’arteria cerebrale interessata, oppure possono originarsi in altre parti del corpo, tipicamente nel cuore o nelle arterie carotidi, per poi viaggiare attraverso il circolo sanguigno fino a bloccarsi in un vaso cerebrale più piccolo.

L’ischemia inizialmente è reversibile, ma se il flusso sanguigno non viene ripristinato rapidamente, l’area cerebrale colpita va incontro a infarto, con danni permanenti. Esistono trattamenti specifici che possono dissolvere i coaguli, ma sono efficaci solo se somministrati entro una finestra temporale molto ristretta.

Ictus emorragico

L’ictus emorragico costituisce circa il 15% dei casi e si verifica quando un vaso sanguigno cerebrale si rompe, causando un sanguinamento all’interno del tessuto cerebrale o nello spazio circostante. Il sangue fuoriuscito comprime e danneggia le cellule nervose circostanti.

Questo tipo di ictus può essere causato da ipertensione arteriosa non controllata, aneurismi cerebrali, malformazioni vascolari congenite o disturbi della coagulazione. L’emorragia crea un ematoma che occupa spazio all’interno della scatola cranica, aumentando la pressione intracranica e compromettendo la funzione cerebrale.

L’ictus emorragico tende ad avere una prognosi più grave rispetto a quello ischemico, con tassi di mortalità più elevati e maggiori probabilità di disabilità permanenti. Il trattamento si concentra sul controllo del sanguinamento e sulla riduzione della pressione intracranica.

Quali sono i primi sintomi di un ictus

Riconoscere tempestivamente i sintomi dell’ictus è fondamentale per garantire un intervento medico rapido ed efficace. I segni dell’ictus possono manifestarsi improvvisamente e progredire rapidamente, per questo è essenziale conoscere i segnali di allarme principali.

Il test FAST

Il test FAST rappresenta uno strumento semplice ed efficace per identificare rapidamente i segni di un possibile ictus:

  • Faccia – chiedere alla persona di sorridere e verificare se un lato del viso è cadente
  • Arti – chiedere di alzare entrambe le braccia e controllare se una cade verso il basso
  • Speech (linguaggio) – chiedere di ripetere una frase semplice e valutare se il linguaggio è confuso
  • Tempo – se uno qualsiasi di questi segni è presente, è tempo di chiamare immediatamente i soccorsi

Sintomi neurologici principali

La perdita improvvisa di forza o la paralisi di un lato del corpo rappresentano alcuni dei sintomi più caratteristici dell’ictus. Questa manifestazione può interessare il viso, il braccio, la gamba o l’intero lato del corpo, e solitamente si sviluppa in modo asimmetrico.

I disturbi del linguaggio possono manifestarsi in diverse forme – difficoltà nell’articolare le parole, nel comprendere quello che viene detto, o nell’esprimere i propri pensieri. La persona può parlare in modo confuso, utilizzare parole sbagliate o non riuscire a parlare affatto.

Le alterazioni della vista rappresentano un altro sintomo comune, che può includere perdita parziale o completa della vista in uno o entrambi gli occhi, visione doppia o perdita di una porzione del campo visivo.

Altri segni importanti

Il mal di testa improvviso e severo, spesso descritto come “il peggiore mal di testa della mia vita”, può indicare un ictus emorragico. Questo dolore è tipicamente diverso da qualsiasi cefalea precedentemente sperimentata dalla persona.

I disturbi dell’equilibrio e della coordinazione possono manifestarsi con vertigini improvvise, perdita di equilibrio, incoordinazione dei movimenti o cadute inspiegabili. Questi sintomi possono essere particolarmente evidenti quando colpiscono aree del cervello responsabili del controllo motorio.

La confusione mentale improvvisa, con difficoltà nella comprensione o nell’orientamento spazio-temporale, può rappresentare un segno di ictus, particolarmente quando si sviluppa rapidamente in una persona precedentemente lucida.

Che cosa provoca l’ictus

Le cause dell’ictus sono molteplici e spesso interconnesse. Comprendere i fattori che contribuiscono al suo sviluppo è essenziale per la prevenzione e per identificare le persone a rischio più elevato.

Fattori di rischio non modificabili

L’età rappresenta il fattore di rischio più importante – il rischio di ictus raddoppia ogni decade dopo i 55 anni. Questo aumento è legato al progressivo deterioramento del sistema cardiovascolare e all’accumulo di altri fattori di rischio nel tempo.

Il sesso influenza il rischio di ictus in modo complesso. Gli uomini hanno un rischio maggiore nelle fasce di età più giovani, mentre le donne presentano un rischio più elevato dopo la menopausa. L’uso di contraccettivi ormonali e la terapia ormonale sostitutiva possono influenzare ulteriormente questo rischio.

La familiarità gioca un ruolo significativo – avere parenti di primo grado che hanno subito un ictus aumenta il rischio personale. Questa predisposizione può essere legata a fattori genetici diretti o alla condivisione di stili di vita e fattori ambientali.

Fattori di rischio modificabili

L’ipertensione arteriosa rappresenta il principale fattore di rischio modificabile per l’ictus. La pressione elevata danneggia progressivamente le pareti dei vasi sanguigni, favorendo la formazione di placche aterosclerotiche e aumentando il rischio di rottura dei vasi più piccoli.

Il diabete mellito aumenta significativamente il rischio di ictus attraverso diversi meccanismi – accelera l’aterosclerosi, danneggia i piccoli vasi sanguigni e aumenta la tendenza alla formazione di coaguli. Un controllo glicemico ottimale riduce drasticamente questo rischio.

Le malattie cardiovascolari, particolarmente la fibrillazione atriale, rappresentano una fonte importante di emboli che possono causare ictus ischemico. Altre condizioni cardiache come l’infarto miocardico, le valvulopatie e le cardiomiopatie aumentano il rischio di formazione di coaguli.

Il fumo di sigaretta danneggia il sistema cardiovascolare attraverso molteplici meccanismi – aumenta la pressione arteriosa, accelera l’aterosclerosi, aumenta la viscosità del sangue e favorisce la formazione di coaguli.

Che differenza c’è tra un ictus e un’ischemia

Spesso si genera confusione tra i termini ictus e ischemia, che pur essendo correlati descrivono fenomeni diversi per gravità, durata e conseguenze. Comprendere questa distinzione è importante per riconoscere i diversi livelli di urgenza medica.

Attacco ischemico transitorio (TIA)

L’ischemia cerebrale transitoria, anche chiamata TIA (Transient Ischemic Attack), rappresenta un episodio temporaneo di riduzione del flusso sanguigno cerebrale che causa sintomi neurologici reversibili. I sintomi del TIA sono simili a quelli dell’ictus ma si risolvono completamente entro 24 ore, più spesso entro un’ora.

Durante un TIA, l’ostruzione del vaso sanguigno è temporanea – il coagulo si dissolve spontaneamente o la circolazione collaterale compensa la riduzione del flusso, permettendo il ripristino della funzione neurologica normale. Non si verificano danni permanenti al tessuto cerebrale.

Nonostante la risoluzione spontanea dei sintomi, il TIA rappresenta un importante campanello d’allarme. Circa un terzo delle persone che subiscono un TIA svilupperà un ictus completo entro un anno se non vengono adottate misure preventive appropriate.

Ictus completo

L’ictus vero e proprio si verifica quando l’interruzione del flusso sanguigno cerebrale è prolungata e causa danni permanenti al tessuto nervoso. I sintomi neurologici persistono oltre le 24 ore e spesso causano disabilità permanenti di vario grado.

La differenza principale risiede nella durata dell’ostruzione vascolare e nella conseguente morte cellulare. Nell’ictus, le cellule cerebrali private di ossigeno muoiono definitivamente, creando un’area di infarto cerebrale che non può rigenerarsi.

La prognosi differisce significativamente tra le due condizioni. Mentre il TIA non lascia sequele permanenti, l’ictus può causare disabilità motorie, cognitive, del linguaggio o della vista che possono essere permanenti.

L’ictus è curabile

La curabilità dell’ictus dipende fondamentalmente dalla rapidità dell’intervento e dal tipo di ictus. I progressi delle tecniche terapeutiche hanno migliorato significativamente la prognosi, ma il fattore tempo rimane cruciale per ottimizzare i risultati.

Trattamento dell’ictus ischemico

Per l’ictus ischemico, la terapia trombolitica con farmaci come l’alteplase può dissolvere i coaguli e ripristinare il flusso sanguigno. Questo trattamento è efficace solo se somministrato entro 4,5 ore dall’insorgenza dei sintomi, preferibilmente entro le prime 3 ore.

La trombectomia meccanica rappresenta una tecnica più recente che permette di rimuovere fisicamente i coaguli dalle arterie cerebrali utilizzando dispositivi specializzati introdotti attraverso un catetere. Questa procedura può essere efficace fino a 24 ore dall’insorgenza in casi selezionati.

L’efficacia di questi trattamenti diminuisce progressivamente con il passare del tempo, per questo il riconoscimento precoce dei sintomi e il trasporto immediato in ospedale sono fondamentali per il successo terapeutico.

Trattamento dell’ictus emorragico

Per l’ictus emorragico, il trattamento si concentra sul controllo del sanguinamento e sulla riduzione della pressione intracranica. Può essere necessario un intervento neurochirurgico per evacuare l’ematoma o per riparare il vaso sanguigno danneggiato.

Il controllo della pressione arteriosa è fondamentale per limitare l’estensione del sanguinamento. Farmaci specifici vengono utilizzati per ridurre gradualmente la pressione senza compromettere la perfusione cerebrale.

In alcuni casi può essere necessario posizionare un drenaggio per ridurre la pressione intracranica o per monitorare continuamente questo parametro vitale.

Riabilitazione e recupero

La riabilitazione inizia precocemente, spesso già durante il ricovero ospedaliero. Un team multidisciplinare comprende fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali e neuropsicologi che lavorano insieme per massimizzare il recupero funzionale.

Il recupero può continuare per mesi o anni dopo l’ictus. La neuroplasticità del cervello permette ad aree sane di compensare parzialmente le funzioni perse, particolarmente quando stimolata attraverso una riabilitazione intensiva e mirata.

La prevenzione secondaria è altrettanto importante per evitare recidive. Include il controllo dei fattori di rischio, l’uso di farmaci anticoagulanti o antiaggreganti quando indicati, e modifiche dello stile di vita.

Prevenzione dell’ictus

La prevenzione rappresenta l’arma più efficace contro l’ictus. La maggior parte dei fattori di rischio può essere controllata attraverso modifiche dello stile di vita e, quando necessario, terapie farmacologiche appropriate.

Controllo dei fattori di rischio

Il controllo della pressione arteriosa rappresenta la misura preventiva più importante. Mantenere valori pressori inferiori a 140/90 mmHg, o valori ancora più bassi in presenza di diabete o malattie renali, riduce drasticamente il rischio di ictus.

La gestione del diabete attraverso un controllo glicemico ottimale previene le complicanze vascolari che aumentano il rischio di ictus. L’emoglobina glicata dovrebbe essere mantenuta sotto il 7% nella maggior parte dei pazienti.

Il controllo del colesterolo mediante dieta appropriata e, se necessario, farmaci ipolipemizzanti riduce la formazione di placche aterosclerotiche nelle arterie cerebrali.

Stili di vita salutari

L’esercizio fisico regolare migliora la salute cardiovascolare complessiva, riduce la pressione arteriosa, migliora il controllo glicemico e favorisce il mantenimento di un peso corporeo appropriato.

Una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e povera di grassi saturi e sale, contribuisce significativamente alla prevenzione dell’ictus. La dieta mediterranea ha dimostrato particolare efficacia nella riduzione del rischio cardiovascolare.

L’abolizione del fumo rappresenta una delle misure preventive più efficaci. Il rischio di ictus diminuisce progressivamente dopo aver smesso di fumare, raggiungendo livelli simili a quelli dei non fumatori dopo 2-4 anni.