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Palpitazioni: cosa sono e che succede se prendono a riposo

Le palpitazioni sono una percezione consapevole del battito cardiaco che normalmente non dovrebbe essere avvertito. Quando si manifestano a riposo, possono destare particolare preoccupazione e richiedere valutazione medica.

Comprendere le cause, riconoscere i segnali di allarme e sapere quando consultare un medico è fondamentale per gestire appropriatamente questo sintomo comune ma potenzialmente significativo.

Cosa sono le palpitazioni

Le palpitazioni sono la percezione soggettiva del battito cardiaco che diventa improvvisamente consapevole e spesso disturbante. In condizioni normali, il cuore batte regolarmente senza che ne siamo coscienti, ma durante le palpitazioni questa attività automatica diventa percettibile e può essere descritta in diversi modi dai pazienti.

Il cuore umano batte normalmente tra 60 e 100 volte al minuto a riposo, con un ritmo regolare e coordinato. Questo battito è controllato dal sistema di conduzione elettrica del cuore, che inizia dal nodo senoatriale, il pacemaker naturale situato nell’atrio destro. Gli impulsi elettrici si propagano attraverso gli atri, raggiungono il nodo atrioventricolare e poi si diffondono ai ventricoli attraverso il sistema di conduzione.

Le palpitazioni possono manifestarsi come sensazione di battiti forti, rapidi, irregolari o come la percezione che il cuore “salti” dei battiti. Alcuni pazienti descrivono la sensazione come un “martellamento” nel petto, altri come un “svolazzamento” o come se il cuore si fermasse momentaneamente per poi ripartire con forza.

La percezione delle palpitazioni può essere influenzata da diversi fattori, inclusa la posizione del corpo, l’attività che si sta svolgendo e lo stato emotivo. Alcune persone sono più sensibili ai normali cambiamenti del ritmo cardiaco e possono percepire come anormali variazioni che in realtà rientrano nei parametri fisiologici.

Le palpitazioni possono durare da pochi secondi a diverse ore e possono essere episodiche o persistenti. La loro intensità può variare da appena percettibile a estremamente disturbante, influenzando significativamente la qualità della vita e causando ansia anticipatoria.

A cosa sono dovute le palpitazioni

Le cause delle palpitazioni sono molteplici e possono essere classificate in cardiache e non cardiache. Identificare la causa sottostante è cruciale per determinare la necessità di trattamento e la prognosi.

Le cause cardiache includono aritmie vere e proprie, che sono alterazioni del ritmo cardiaco normale. Le extrasistoli, sia atriali che ventricolari, sono tra le cause più comuni di palpitazioni. Questi sono battiti prematuri che interrompono il ritmo normale e sono spesso percepiti come battiti “saltati” seguiti da un battito più forte.

La tachicardia sopraventricolare è caratterizzata da episodi di battito cardiaco rapido che iniziano e terminano improvvisamente. Questi episodi possono causare palpitazioni intense associate a sensazione di mancanza di respiro, dolore toracico e vertigini.

La fibrillazione atriale è un’aritmia comune, soprattutto negli anziani, caratterizzata da un ritmo irregolare e spesso rapido. Le palpitazioni associate sono tipicamente descritte come irregolari e possono essere accompagnate da affaticamento e difficoltà respiratorie.

Le malattie strutturali del cuore, come la cardiomiopatia ipertrofica, il prolasso della valvola mitrale e le cardiopatie ischemiche, possono predisporre alle aritmie e causare palpitazioni. Queste condizioni alterano la normale architettura cardiaca e possono creare substrati per l’insorgenza di ritmi anormali.

Le cause non cardiache sono spesso più comuni delle cause cardiache, soprattutto nei soggetti giovani. L’ansia e gli attacchi di panico possono causare palpitazioni attraverso il rilascio di adrenalina e l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Queste palpitazioni sono spesso accompagnate da sudorazione, tremori e sensazione di mancanza d’aria.

I disturbi endocrini rappresentano cause importanti di palpitazioni. L’ipertiroidismo accelera il metabolismo e può causare tachicardia e palpitazioni persistenti. L’ipoglicemia può scatenare palpitazioni attraverso il rilascio di ormoni contro-regolatori come l’adrenalina.

La caffeina è una delle cause più comuni di palpitazioni nella popolazione generale. Anche quantità moderate di caffè, tè, bevande energetiche o cioccolato possono scatenare palpitazioni in soggetti sensibili. L’alcol può causare palpitazioni sia durante il consumo che durante la fase di astinenza.

Alcuni farmaci possono causare palpitazioni come effetto collaterale. Broncodilatatori, decongestionanti, alcuni antidepressivi, farmaci per la tiroide e stimolanti possono alterare il ritmo cardiaco. Anche le droghe illecite, particolarmente cocaina e anfetamine, sono cause importanti di palpitazioni e aritmie pericolose.

I disturbi elettrolitici, come alterazioni dei livelli di potassio, magnesio o calcio, possono influenzare la conduzione elettrica cardiaca e causare palpitazioni. Questi squilibri possono essere dovuti a farmaci diuretici, disidratazione o disturbi renali.

Quando le palpitazioni sono pericolose

Non tutte le palpitazioni sono motivo di preoccupazione, ma esistono situazioni specifiche in cui richiedono valutazione medica urgente. Riconoscere i segnali di allarme può essere vitale per identificare condizioni potenzialmente pericolose.

Le palpitazioni associate a dolore toracico rappresentano sempre un motivo di preoccupazione e richiedono valutazione immediata. Il dolore può indicare ischemia miocardica, soprattutto se è di tipo oppressivo, si irradia al braccio sinistro, al collo o alla mandibola, ed è associato a sudorazione e nausea.

La presenza di dispnea significativa durante le palpitazioni può indicare insufficienza cardiaca acuta o aritmie che compromettono la funzione cardiaca. Quando il cuore batte troppo velocemente o in modo irregolare, può non riuscire a pompare efficacemente il sangue, causando accumulo di liquidi nei polmoni.

Le palpitazioni associate a perdita di coscienza o presincope sono sempre preoccupanti perché possono indicare aritmie pericolose che riducono significativamente la gittata cardiaca. Episodi di svenimento durante palpitazioni richiedono valutazione cardiologica urgente.

La durata prolungata delle palpitazioni, soprattutto se persistono per ore senza risoluzione, può indicare aritmie sostenute che richiedono trattamento. Tachicardie prolungate possono portare a scompenso cardiaco se non trattate.

Le palpitazioni che si verificano durante l’esercizio fisico e causano limitazione dell’attività possono indicare aritmie da sforzo o malattie cardiache strutturali. Questi sintomi richiedono valutazione cardiologica specialistica e possibili test da sforzo.

La presenza di una storia familiare di morte cardiaca improvvisa, cardiomiopatie genetiche o aritmie ereditarie aumenta significativamente la preoccupazione per palpitazioni anche apparentemente benigne. In questi casi è necessaria una valutazione genetica e cardiologica approfondita.

Le palpitazioni in pazienti con cardiopatie note, come infarto miocardico pregresso, cardiomiopatie o valvulopatie, hanno un significato clinico diverso e spesso richiedono aggiustamenti terapeutici o ulteriori valutazioni.

SINTOMO ASSOCIATO LIVELLO URGENZA POSSIBILE CAUSA AZIONE RICHIESTA
Dolore toracico URGENTE Ischemia, embolia Pronto Soccorso
Perdita coscienza URGENTE Aritmia maligna Pronto Soccorso
Dispnea severa URGENTE Scompenso cardiaco Pronto Soccorso
Durata >2 ore ALTA Aritmia sostenuta Valutazione medica
Durante sforzo MEDIA Ischemia da sforzo Cardiologo
Solo a riposo BASSA Spesso benigne Medico curante

Che differenza c’è tra palpitazione e tachicardia

Palpitazioni e tachicardia sono termini spesso utilizzati in modo intercambiabile, ma rappresentano fenomeni distinti che è importante distinguere per una corretta valutazione clinica.

Le palpitazioni sono un sintomo soggettivo, cioè la percezione consapevole del battito cardiaco. Una persona può avvertire palpitazioni anche con frequenza cardiaca normale se è particolarmente sensibile ai normali cambiamenti del ritmo o se è in uno stato di ansia. Al contrario, alcuni pazienti possono avere aritmie significative senza percepire palpitazioni.

La tachicardia è un segno oggettivo definito come frequenza cardiaca superiore a 100 battiti per minuto a riposo. Può essere misurata attraverso il polso, l’auscultazione cardiaca o l’elettrocardiogramma. La tachicardia può essere fisiologica, come durante l’esercizio fisico o in stati febbrili, o patologica quando causata da aritmie o altre condizioni mediche.

Le palpitazioni possono verificarsi con frequenza cardiaca normale, aumentata o diminuita. Alcuni pazienti percepiscono palpitazioni quando la frequenza scende sotto i valori normali (bradicardia) o quando si verificano battiti irregolari senza necessariamente un aumento della frequenza media.

La tachicardia può essere di diversi tipi: sinusale, quando il ritmo rimane regolare ma la frequenza è elevata, o aritmica, quando oltre all’aumento della frequenza è presente anche irregolarità del ritmo. La tachicardia sinusale è spesso una risposta fisiologica a stress, esercizio, febbre o farmaci.

Dal punto di vista diagnostico, le palpitazioni richiedono una valutazione soggettiva dei sintomi del paziente, mentre la tachicardia può essere documentata oggettivamente. Tuttavia, entrambe possono coesistere e spesso le palpitazioni sono il modo in cui i pazienti percepiscono episodi di tachicardia.

Il trattamento può essere diverso: le palpitazioni benigne possono richiedere solo rassicurazione e modifiche dello stile di vita, mentre la tachicardia patologica può necessitare di farmaci antiaritmici o altri interventi specifici.

ASPETTO PALPITAZIONI TACHICARDIA
Natura Sintomo soggettivo Segno oggettivo
Definizione Percezione del battito FC >100 bpm
Misurazione Riferita dal paziente ECG, polso
Frequenza cardiaca Normale, alta o bassa Sempre >100 bpm
Può esistere senza l’altro Sì (con FC normale) Sì (non sempre percepita)
Trattamento Spesso rassicurazione Farmaci se patologica

Come sono le palpitazioni da ansia

Le palpitazioni da ansia rappresentano una delle cause più comuni di palpitazioni, soprattutto nei soggetti giovani senza cardiopatie strutturali. Riconoscere le caratteristiche specifiche di queste palpitazioni è importante per evitare valutazioni eccessive e fornire il trattamento appropriato.

Le palpitazioni ansiose sono tipicamente scatenate da situazioni di stress emotivo, preoccupazioni o attacchi di panico. Spesso sono precedute da pensieri ansiosi o si verificano in contesti che generano tensione psicologica. La correlazione temporale con eventi stressanti è un elemento diagnostico importante.

Dal punto di vista fenomenologico, le palpitazioni da ansia sono spesso descritte come battiti forti e rapidi, con la sensazione che il cuore “balzi fuori dal petto”. Possono essere accompagnate da sensazione di oppressione toracica, ma raramente da vero dolore cardiaco.

I sintomi associati alle palpitazioni ansiose includono sudorazione, tremori, sensazione di mancanza d’aria, vertigini, formicolii alle estremità e sensazione di derealizzazione. Questi sintomi riflettono l’attivazione del sistema nervoso simpatico tipica della risposta ansiosa.

La durata delle palpitazioni da ansia è variabile ma spesso correlata alla durata dell’episodio ansioso. Possono durare da pochi minuti durante un attacco di panico acuto a ore durante periodi di ansia prolungata. Tendono a migliorare quando l’ansia si riduce.

Le palpitazioni ansiose spesso peggiorano quando il paziente si concentra su di esse, creando un circolo vizioso in cui la preoccupazione per i sintomi cardiaci aumenta l’ansia, che a sua volta intensifica le palpitazioni. Questa caratteristica auto-alimentante è tipica delle palpitazioni psicogene.

Dal punto di vista elettrocardiografico, le palpitazioni da ansia mostrano tipicamente tachicardia sinusale, cioè aumento della frequenza cardiaca mantenendo un ritmo regolare. Raramente sono associate ad aritmie complesse, a meno che non coesistano altre condizioni cardiache.

La risposta alle tecniche di rilassamento è caratteristica. Respirazione profonda, meditazione, tecniche di mindfulness o esercizi di rilassamento muscolare progressivo possono ridurre significativamente le palpitazioni ansiose, confermando la loro natura psicosomatica.

TIPO DI PALPITAZIONE TRIGGER DURATA CARATTERISTICHE SINTOMI ASSOCIATI
Da ansia Stress, panico Minuti-ore Battiti forti e rapidi Sudore, tremori, dispnea
Extrasistoli Caffè, stanchezza Secondi Battito “saltato” Sensazione di vuoto
Tachicardia SVT Improvviso Minuti Battito molto rapido Vertigini, dispnea
Fibrillazione atriale Vario Persistente Irregolare, caotico Affaticamento, dispnea
Da ipertiroidismo Continuo Persistente Rapido e regolare Sudore, perdita peso

Cosa succede se si hanno palpitazioni a riposo

Le palpitazioni che si verificano a riposo meritano particolare attenzione perché non possono essere spiegate dall’aumento fisiologico della frequenza cardiaca associato all’attività fisica o allo stress acuto. Comprendere le implicazioni e i possibili meccanismi è importante per la valutazione clinica.

Le palpitazioni a riposo possono indicare aritmie spontanee che non richiedono trigger esterni per manifestarsi. Questo può suggerire la presenza di un substrato aritmogeno, come aree di fibrosi miocardica, alterazioni del sistema di conduzione o squilibri elettrolitici che predispongono a ritmi anormali.

Durante il riposo, il tono vagale è normalmente predominante, tendendo a rallentare la frequenza cardiaca e stabilizzare il ritmo. Quando si verificano palpitazioni in queste condizioni, può indicare un’alterazione dell’equilibrio del sistema nervoso autonomo o la presenza di fattori che superano l’influenza stabilizzante del nervo vago.

Le palpitazioni notturne sono particolarmente significative perché si verificano quando i livelli di catecolamine sono naturalmente bassi e l’attivazione simpatica è minima. Possono indicare aritmie organiche, apnee notturne che causano ipossia intermittente, o reflusso gastroesofageo che stimola riflessi vagali.

La posizione durante il riposo può influenzare le palpitazioni. Alcune persone notano palpitazioni solo quando si sdraiano sul fianco sinistro, posizione che può aumentare la percezione del battito cardiaco normale. Altri possono avvertire palpitazioni quando si alzano bruscamente dal letto, suggerendo ipotensione ortostatica.

Le palpitazioni a riposo possono essere più facilmente percepite perché l’ambiente è silenzioso e non ci sono distrazioni che mascherino la consapevolezza cardiaca. Questo fenomeno, chiamato “silenzio cardiaco”, può far sì che normali variazioni del ritmo diventino improvvisamente evidenti.

Dal punto di vista prognostico, le palpitazioni a riposo non sono necessariamente più pericolose di quelle da sforzo, ma richiedono una valutazione diversa. Mentre le palpitazioni da sforzo possono indicare ischemia o aritmie indotte dall’esercizio, quelle a riposo suggeriscono meccanismi diversi che possono richiedere approcci diagnostici specifici.

Cosa fare durante un episodio di palpitazioni

Quando si verifica un episodio di palpitazioni, esistono diverse manovre e strategie che possono essere utili sia per alleviare i sintomi che per raccogliere informazioni diagnostiche utili per la successiva valutazione medica.

La prima cosa da fare è mantenere la calma e cercare di non farsi prendere dal panico. L’ansia può peggiorare le palpitazioni e creare un circolo vizioso. Sedersi o sdraiarsi in una posizione comoda può aiutare a ridurre la percezione dei sintomi e fornire un ambiente sicuro.

Controllare il polso può fornire informazioni preziose. Posizionare due dita sul polso radiale o carotideo e contare i battiti per 15 secondi, moltiplicando per quattro per ottenere la frequenza cardiaca per minuto. Notare se il ritmo è regolare o irregolare può aiutare il medico nella diagnosi.

Le manovre vagali possono essere efficaci per terminare alcuni tipi di tachicardia sopraventricolare. La manovra di Valsalva, che consiste nel trattenere il respiro e spingere come durante la defecazione per 10-15 secondi, può stimolare il nervo vago e rallentare il ritmo cardiaco.

Immergere il viso in acqua fredda o applicare impacchi freddi sul viso può stimolare il riflesso del sub e attivare il sistema parasimpatico, potenzialmente terminando episodi di tachicardia parossistica sopraventricolare.

La respirazione controllata può essere utile, soprattutto se le palpitazioni sono associate ad ansia. Respirazioni lente e profonde, inspirando per 4 secondi e espirando per 6 secondi, possono attivare il sistema parasimpatico e ridurre la stimolazione simpatica.

Evitare stimolanti come caffeina, nicotina o alcol durante e dopo l’episodio può prevenire il peggioramento dei sintomi. Se le palpitazioni sono frequenti, può essere utile tenere un diario degli episodi annotando ora, durata, trigger potenziali e sintomi associati.

Quando consultare il medico

Stabilire quando le palpitazioni richiedono valutazione medica è cruciale per identificare condizioni potenzialmente gravi senza generare ansia eccessiva per sintomi benigni. Esistono criteri specifici che possono guidare questa decisione.

La valutazione medica urgente è necessaria quando le palpitazioni sono associate a dolore toracico, dispnea severa, perdita di coscienza, presincope o sudorazione profusa. Questi sintomi possono indicare aritmie pericolose, ischemia miocardica o altre emergenze cardiache.

Le palpitazioni che durano più di qualche ora senza risoluzione richiedono valutazione medica, soprattutto se sono associate a frequenza cardiaca molto elevata (>150 bpm) o se causano significativo distress fisico o emotivo.

I pazienti con storia di cardiopatie, inclusi infarto miocardico pregresso, cardiomiopatie, valvulopatie o aritmie note, dovrebbero consultare il medico per qualsiasi cambiamento nelle caratteristiche delle loro palpitazioni o per l’insorgenza di nuovi sintomi.

La storia familiare di morte cardiaca improvvisa, cardiomiopatie genetiche o sindromi aritmiche ereditarie aumenta il rischio e richiede valutazione specialistica anche per palpitazioni apparentemente benigne.

Le palpitazioni che interferiscono significativamente con le attività quotidiane, il lavoro o il sonno meritano valutazione medica per identificare cause trattabili e migliorare la qualità della vita.

La valutazione non urgente è appropriata per palpitazioni ricorrenti che sono brevi, ben tollerate e non associate a sintomi allarmanti. Anche in questi casi, una valutazione medica può fornire rassicurazione e identificare cause benigne ma trattabili.

Esami diagnostici per le palpitazioni

La valutazione diagnostica delle palpitazioni richiede un approccio sistematico che inizia con un’anamnesi dettagliata e un esame fisico, seguiti da test appropriati basati sulla presentazione clinica e sui fattori di rischio del paziente.

L’elettrocardiogramma a 12 derivazioni è l’esame di base per qualsiasi paziente con palpitazioni. Anche se spesso normale tra gli episodi, può rivelare anomalie del ritmo di base, segni di cardiopatie strutturali o sindromi di preeccitazione che predispongono ad aritmie.

Il monitoraggio Holter 24-48 ore registra continuamente l’elettrocardiogramma per catturare aritmie che possono non essere presenti durante la visita medica. È particolarmente utile per palpitazioni quotidiane o molto frequenti.

I monitor di eventi, che possono essere indossati per settimane o mesi, sono utili per palpitazioni sporadiche. Il paziente attiva il dispositivo durante i sintomi, registrando l’elettrocardiogramma nel momento dell’episodio.

L’ecocardiogramma valuta la struttura e la funzione cardiaca, identificando cardiomiopatie, valvulopatie o altre anomalie strutturali che possono predisporre ad aritmie. È particolarmente importante nei pazienti con storia familiare di cardiopatie.

Gli esami di laboratorio includono elettroliti (potassio, magnesio, calcio), funzionalità tiroidea, emocromo e, se indicato, livelli di farmaci cardiaci. Gli squilibri elettrolitici e i disturbi tiroidei sono cause correggibili di palpitazioni.

Il test da sforzo può essere utile per identificare aritmie indotte dall’esercizio o per valutare la riserva cardiaca nei pazienti con palpitazioni da sforzo. Può anche rassicurare pazienti con palpitazioni benigne dimostrando una risposta normale all’esercizio.

In casi selezionati, possono essere necessari studi elettrofisiologici invasivi per caratterizzare aritmie complesse o valutare il rischio di eventi aritmici maggiori. Questi studi sono generalmente riservati a pazienti con aritmie documentate ad alto rischio.