
Il prolasso uterino: cosa fare e se necessario intervento
Il prolasso uterino rappresenta una condizione ginecologica comune che colpisce molte donne, soprattutto dopo la menopausa o in seguito a parti vaginali. Si tratta di una problematica che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, ma che fortunatamente può essere gestita efficacemente con diverse strategie terapeutiche. Scopriamo insieme cos’è il prolasso uterino, quali sono le cause, i sintomi e soprattutto quando è necessario ricorrere all’intervento chirurgico.
Che cos’è il prolasso uterino
Il termine prolasso deriva dal latino “prolabi” che significa “scivolare in avanti”. Il prolasso uterino è una condizione in cui l’utero si sposta dalla sua posizione normale nella pelvi e scende verso il basso all’interno del canale vaginale, potendo arrivare, nei casi più gravi, a protrudere completamente fuori dall’orifizio vaginale.
Questa condizione si verifica quando i muscoli, i legamenti e il tessuto connettivo che formano il pavimento pelvico si indeboliscono e non riescono più a sostenere adeguatamente gli organi pelvici, tra cui l’utero. Il pavimento pelvico funziona come una sorta di “amaca” che supporta la vescica, l’utero e il retto, mantenendoli nella loro posizione corretta.
Classificazione del prolasso uterino
Il prolasso uterino viene classificato in base alla sua gravità in quattro gradi:
- Prolasso di 1° grado: un piccolo tratto dell’utero migra nella vagina, ma rimane ben all’interno del canale vaginale
- Prolasso di 2° grado: l’utero scende più in basso all’interno della vagina
- Prolasso di 3° grado: l’utero raggiunge l’ingresso della vagina
- Prolasso di 4° grado: l’utero protrude completamente al di fuori dell’orifizio vaginale (prolasso completo)
Questa classificazione è importante per determinare il tipo di approccio terapeutico più adeguato in ogni caso.
Cause e fattori di rischio
Il prolasso uterino è solitamente il risultato di un indebolimento del pavimento pelvico, dovuto a molteplici fattori. Le cause principali includono:
- Gravidanza e parto: il parto vaginale, soprattutto se difficile o con complicazioni, rappresenta la causa più comune. Durante il parto, la testa del feto può causare lesioni ai muscoli e ai tessuti connettivi del pavimento pelvico
- Menopausa: con il calo degli estrogeni, i tessuti pelvici perdono elasticità e tono, indebolendosi progressivamente
- Invecchiamento: con l’avanzare dell’età, i tessuti di sostegno naturalmente si indeboliscono
- Obesità: l’eccesso di peso aumenta la pressione sugli organi pelvici
- Stitichezza cronica: gli sforzi ripetuti durante l’evacuazione possono stressare il pavimento pelvico
- Tosse cronica: ad esempio nei fumatori o in chi soffre di bronchite cronica
- Sollevamento di pesi: attività lavorative o sportive che comportano il sollevamento di oggetti pesanti
- Predisposizione genetica: alcune donne possono avere una predisposizione naturale a sviluppare prolassi
È importante sottolineare che il prolasso uterino in gravidanza è estremamente raro e si verifica solitamente in donne che già presentavano un indebolimento delle strutture di sostegno.
Sintomi non curato
I sintomi del prolasso uterino variano in base alla gravità della condizione. Nei casi lievi, la donna potrebbe non avvertire alcun disturbo o solo sintomi minimi. Con il progredire della condizione, i sintomi possono diventare più evidenti e fastidiosi:
- Sensazione di peso o ingombro nella zona vaginale, soprattutto a fine giornata o dopo essere state in piedi a lungo
- Percezione di un corpo estraneo che “scende” in vagina
- Dolore lombare o pelvico
- Difficoltà o dolore durante i rapporti sessuali
- Problemi urinari come incontinenza, difficoltà a svuotare completamente la vescica o infezioni ricorrenti
- Problemi intestinali come difficoltà nella defecazione
- In casi gravi, ulcerazioni della mucosa vaginale esterna dovute allo sfregamento con indumenti
Se il prolasso uterino non viene trattato adeguatamente, può progressivamente peggiorare e portare a complicazioni. Le conseguenze di un prolasso non curato possono includere:
- Ulcerazioni vaginali, dovute all’attrito dell’utero prolassato contro i vestiti
- Infezioni delle vie urinarie ricorrenti
- Ritenzione urinaria
- Infezioni vaginali
- Problemi intestinali
- Peggioramento della qualità di vita con limitazioni nelle attività quotidiane
- Impatto negativo sulla vita sessuale
Negli stadi più avanzati, il prolasso può associarsi a quello di altri organi, come vescica (cistocele) o retto (rettocele), aumentando ulteriormente il disagio e la sintomatologia.
Cosa fare in caso di prolasso uterino
Il trattamento del prolasso uterino dipende principalmente dalla gravità dei sintomi e dal loro impatto sulla qualità di vita della paziente. Non esiste un approccio standard, ma piuttosto una serie di opzioni terapeutiche che vanno dalla terapia conservativa all’intervento chirurgico.
Rimedi naturali e trattamenti conservativi
Per i prolassi di lieve entità (1° grado) o per le pazienti che non possono o non vogliono sottoporsi all’intervento chirurgico, esistono diverse opzioni non invasive:
- Esercizi di Kegel: rappresentano il cardine della terapia conservativa e consistono nella contrazione e rilassamento dei muscoli del pavimento pelvico. Praticati con regolarità, aiutano a rinforzare la muscolatura pelvica e possono migliorare i sintomi nei casi lievi o prevenire il peggioramento
- Controllo del peso: mantenere un peso corporeo sano riduce la pressione sui muscoli del pavimento pelvico
- Evitare il sollevamento di pesi: limitare il sollevamento di oggetti pesanti per ridurre la pressione sugli organi pelvici
- Trattamento della stitichezza: seguire una dieta ricca di fibre e assumere abbondanti liquidi per evitare gli sforzi durante l’evacuazione
- Cambiamenti nello stile di vita: smettere di fumare (per evitare la tosse cronica), modificare le attività fisiche troppo stressanti per il pavimento pelvico
- Terapia ormonale locale: nelle donne in menopausa, l’applicazione locale di estrogeni può migliorare il trofismo dei tessuti vaginali e ridurre i sintomi
- Pessario vaginale: è un dispositivo in silicone o gomma che viene inserito in vagina per sostenere l’utero e mantenerlo nella corretta posizione. Il pessario può essere una soluzione temporanea in attesa dell’intervento o una soluzione a lungo termine per chi non può operarsi. Richiede controlli periodici per la pulizia e per verificare che non causi irritazioni
Quando è necessario l’intervento chirurgico
L’intervento chirurgico diventa necessario quando:
- I sintomi sono severi e limitano significativamente la qualità di vita
- Il prolasso è di grado avanzato (3° o 4° grado)
- I trattamenti conservativi non hanno dato risultati soddisfacenti
- Si associano prolassi di altri organi (cistocele, rettocele)
È importante sottolineare che la semplice presenza di un prolasso uterino, in assenza di sintomi significativi, non costituisce di per sé un’indicazione all’intervento chirurgico.
Tipologie di intervento
Esistono diverse tecniche chirurgiche per il trattamento del prolasso uterino, che possono essere suddivise in due categorie principali:
- Interventi conservativi dell’utero:
- Isteropessi: consiste nel riposizionamento e fissaggio dell’utero nella sua sede naturale, attraverso tecniche che utilizzano i legamenti naturali o materiali protesici
- Colposospensione sacro-spinosa: fissaggio della vagina al legamento sacro-spinoso
- Colposacropessia: fissaggio della vagina al promontorio sacrale, spesso eseguita per via laparoscopica
- Interventi con rimozione dell’utero:
- Isterectomia vaginale: rimozione dell’utero per via vaginale, spesso associata a riparazione del pavimento pelvico
- Isterectomia addominale: rimozione dell’utero per via addominale
- Isterectomia laparoscopica: rimozione dell’utero con tecnica mini-invasiva
La scelta dell’intervento dipende da vari fattori, tra cui:
- L’età della paziente
- Il desiderio di preservare la fertilità
- La presenza di altre patologie dell’utero (fibromi, ecc.)
- La presenza di prolassi associati di altri organi
- L’esperienza del chirurgo
È importante precisare che, contrariamente a quanto si credeva in passato, l’isterectomia (rimozione dell’utero) non è sempre necessaria per risolvere il prolasso. Studi recenti hanno dimostrato che gli interventi conservativi dell’utero possono essere altrettanto efficaci nel correggere il prolasso, con tempi di recupero più brevi e minori complicanze.
Recupero post-intervento
Il recupero dopo un intervento per prolasso uterino varia in base al tipo di procedura:
- Per gli interventi vaginali o laparoscopici, la degenza ospedaliera è generalmente breve (1-3 giorni)
- Il ritorno alle normali attività quotidiane avviene gradualmente nell’arco di 2-4 settimane
- È consigliabile evitare il sollevamento di pesi per almeno 6-8 settimane
- I rapporti sessuali possono essere ripresi dopo circa 6-8 settimane, su indicazione del medico
Durante il periodo di convalescenza, è importante seguire alcune raccomandazioni:
- Evitare la stitichezza
- Non sollevare pesi
- Riprendere gradualmente l’attività fisica
- Continuare con gli esercizi di Kegel per mantenere il tono del pavimento pelvico
- Seguire tutte le indicazioni post-operatorie fornite dal chirurgo
Prevenzione del prolasso uterino
Sebbene non sia sempre possibile prevenire il prolasso uterino, alcune misure possono ridurre il rischio di svilupparlo o di aggravare una condizione esistente:
- Praticare regolarmente gli esercizi di Kegel per mantenere forte il pavimento pelvico
- Mantenere un peso corporeo sano
- Evitare la stitichezza con una dieta ricca di fibre e un’adeguata idratazione
- Evitare il sollevamento di pesi eccessivi
- Smettere di fumare per prevenire la tosse cronica
- In menopausa, discutere con il proprio medico l’opportunità di una terapia ormonale locale
Prolasso uterino in gravidanza
Il prolasso uterino durante la gravidanza è una condizione estremamente rara. Nella maggior parte dei casi, si verifica in donne che presentavano già un prolasso prima della gravidanza. I cambiamenti ormonali e l’aumento di volume dell’utero tendono generalmente a mantenere l’organo nella sua posizione corretta durante la gestazione.
Se una donna con prolasso uterino rimane incinta o se sviluppa un prolasso durante la gravidanza, è necessario un monitoraggio attento da parte del ginecologo. Le possibili complicanze includono:
- Infezioni cervicali
- Difficoltà nel mantenere la gravidanza (aborto spontaneo, soprattutto nel primo trimestre)
- Parto prematuro
In questi casi, il trattamento si basa principalmente sul riposo a letto e, in alcune situazioni, sull’applicazione di un pessario. Dopo il parto, il prolasso può peggiorare, rendendo necessaria una rivalutazione e un adeguamento della terapia.
Prolasso uterino e menopausa
La menopausa rappresenta un periodo critico per lo sviluppo o il peggioramento del prolasso uterino. Il calo degli estrogeni che caratterizza questa fase porta a:
- Riduzione dell’elasticità dei tessuti
- Diminuzione della produzione di collagene
- Atrofia e indebolimento dei muscoli pelvici
- Ridotto trofismo della mucosa vaginale
Questi cambiamenti, uniti all’età e ad altri fattori di rischio, rendono le donne in menopausa particolarmente suscettibili al prolasso uterino. La terapia ormonale locale (creme, ovuli o anelli vaginali a base di estrogeni) può migliorare il trofismo dei tessuti e ridurre i sintomi nei casi lievi.
Convivere con il prolasso uterino
Per le donne che convivono con un prolasso uterino, soprattutto se non è indicato l’intervento chirurgico, esistono alcune strategie per gestire al meglio la condizione:
- Seguire un programma regolare di esercizi per il pavimento pelvico
- Adottare uno stile di vita sano (alimentazione equilibrata, peso adeguato, attività fisica moderata)
- Utilizzare il pessario se prescritto dal medico
- Evitare situazioni che aumentano la pressione addominale
- Mantenere controlli ginecologici regolari
- Discutere apertamente con il partner eventuali difficoltà nella sfera sessuale
- Considerare un supporto psicologico se il prolasso causa disagio emotivo o impatto sulla qualità di vita
Quando consultare un medico
È importante rivolgersi al proprio ginecologo in presenza di:
- Sensazione di peso o trascinamento vaginale
- Percezione di una massa in vagina
- Dolore pelvico o lombare persistente
- Difficoltà nei rapporti sessuali
- Problemi urinari o intestinali
- Qualsiasi disturbo che comprometta la qualità della vita
Una diagnosi precoce permette di intraprendere tempestivamente le misure conservative e di monitorare l’evoluzione della condizione, riducendo il rischio di complicanze e la necessità di interventi più invasivi in futuro.